Vincenzo Bles, giovane emergente casertano, torna con il suo nuovo singolo, “La Notte“, disponibile sulle piattaforme digitali dal 13 ottobre.
Come un nuovo Orfeo, l’artista scende negli inferi della realtà postmoderna e si fa cantore del dolore derivante dalla perdita della sua amata. Non c’è nessuno che può però ascoltare il suo straniante lamento in un’epoca senza coordinate; la sua Euridice non lo segue, ma cambia strada quando lo vede da lontano, e l’unico modo per affrontare un dolore in grado di consumarlo sembra essere l’abbandono della propria umanità, affogata nella tequila, nei drink e nell’unione con la dissoluta vita notturna.
Cosa può avere ancora senso quando le radici di quello in cui hai creduto vengono estirpate via dal vento autunnale senza alcun preavviso?
L’ansia è l’unico sentimento che può occupare il cuore distrutto dell’io narrante, costretto a fare “a botte” con i costanti attacchi di panico che lo soffocano durante la notte, quando si sveglia e si rende conto di essere solo facendo riaffiorare l’umanità che pensava di aver soffocato e che lo spinge sempre più in basso, verso un fondo che sembra non arrivare mai.
C’è un senso apocalittico che soggiace all’intero testo: la fine del mondo incombe sull’amante che celebra il funerale di quello che era il suo mondo, seppellendo con esso una parte di sé che non potrà più tornare indietro.
Adesso le uniche sensazioni percepite sono il barcollare delle certezze a cui ci si sentiva legati, il vuoto che si apre sotto i propri piedi come un burrone nel quale sprofondare. Non c’è luce, non c’è più niente che possa contrapporsi all’oscurità di un cuore così annebbiato dal dolore ma che non riesce ad odiare colei che non può fare a meno di amare, tanto da arrivare a desiderare di poterle chiedere ancora un ultimo bacio che possa suggellare il binomio amore e morte in cui resta intrappolata la sua vita.
Recensione a cura di Annalisa di Lorenzo