Novembre 4, 2020

Aiello – Arsenico

Vomitavo amore all’Arsenico per odiarti un po‘” : immagine molto forte, quasi barocca, che compare nella chiusa di “Arsenico“, un brano pubblicato lo scorso anno da Aiello, fuorviante in seguito al suo procedere per metafore di difficile comprensione in riferimento alla realtà postmoderna, e intrecciate con zone di testo più chiare volte ad illuminare il dolore di un io narrante distrutto dall’idea di non poter più sapere nulla dell’amata, dall’idea di dover accettare di essere ormai un semplice sconosciuto per la persona con cui si era scambiato la pelle fino a poco prima. 

Si può davvero azzerare tutto e far diventare contingente chi prima rappresentava l’assoluto? Si può accettare di non essere indispensabile per chi lo è stato, e probabilmente lo è ancora? La relatività entra nei rapporti interpersonali per trascinare ogni grande emozione nel fondo e far emergere nient’altro che il terrificante vuoto che lascia cicatrici su un cuore ormai polverizzato. 

La realtà dei social, in cui tutto è “a portata di mano“; taniche di vodka e sigarette di plastica diventano gli unici mezzi per anestetizzare ciò che non si può metabolizzare, ma il dolore torna a farsi sentire quando piove e non c’è niente con cui distrarsi, quando ci si sente troppo vulnerabili per poter sopportare lo scendere di quelle gocce così leggere che entrano nelle ferite troppo aperte provocando sensazioni difficili da descrivere. 

Nonostante questo non sembra esserci da parte del protagonista del brano la volontà di lasciar andare via quello che c’è stato, nemmeno il dolore, nemmeno le sensazioni più contrastanti: si cerca di non dimenticare, anche quando i ricordi fanno troppo male, perché solo con il dolore può vivere ancora un amore che non esiste più ma che non si può buttare via, ambivalente perché tossico ma allo stesso tempo puro come solo l’amore sa esserlo.

Annalisa Di Lorenzo

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