Esce venerdì 10 settembre, “Adventureland”, il nuovo album degli Oregon Trees. Distribuito da Artist First e registrato persso il Monolith Studio, questo disco propone una nuova versione della band bresciana. Lo stesso titolo racchiude molto del mood dell’album: Adventureland, infatti, è una sorta di neologismo nato per parlare di quella sensazione che nasce ma non puoi descrivere, e che racchiude in sé ironia e malinconia.
-Facciamola difficile: dateci 3 buoni motivi per ascoltare “Adventureland”
Motivo numero 1: se non ci conoscete, dovreste darci una chance, se ci conoscete già e non vi piacciamo, dovreste sapere che è molto diverso da tutto il resto, se già ci conoscete e vi piacciamo non avete bisogno di alcun buon motivo.
Motivo numero 2: è fatto con amore.
Motivo numero 3: è un viaggio lungi dall’uscio.
-Musicalmente è un album interessante e variegato: quali sono state le principali difficoltà che avete incontrato nella sua produzione?
Il lockdown è stato per noi di grande stimolo ma ha al contempo creato problemi logistici non indifferenti. Abbiamo composto e prodotto i brani grazie a feedback continui a distanza tra di noi, fino a quando abbiamo avuto la possibilità di incontrarci per registrarli e finalizzarli. La variabilità dei brani in sé è nata in modo del tutto spontanea, con l’idea
però di mantenere una sorta di fil rouge che collegasse i brani nelle loro differenze. La sfida è stata principalmente il lavoro volto ad avvicinarci ai nostri artisti di riferimento, dunque la cura specifica di
ogni suono e soprattutto la resa delle tracce in fase di mix e master.
-Cosa ne pensate dei talent? Ci andreste?
I talent show costituiscono una grande opportunità. Negli ultimi anni, l’attenzione ai progetti artistici e alla qualità delle
produzioni all’interno dei programmi ha avuto senz’altro una grande crescita. Tuttavia, ad ora ci sentiamo lontani dall’essere sottoposti ai vincoli e ai compromessi imposti dal format televisivo. In generale, non ci sentiamo affini a performare le cover, fattore alle volte essenziale per la partecipazione ai questi concorsi.
-Come sta messo il mondo del rock adesso?
Il mondo del rock mainstream sta vivendo in Italia un suo momento di respiro grazie all’ondata Måneskin, dopo un periodo sottotono. Probabilmente, ha avuto più continuità in questi anni nell’ambito della scena alternative e dei club underground (pensiamo a Vanarin, Tropea, Giungla). Spesso e volentieri facciamo però riferimento ad artisti internazionali che inseriscono produzioni rock nel contesto pop dei loro album, vedi Kiwi di Harry Styles, la stessa brutal di Olivia Rodrigo, oppure Pink Lemonade o Wanderlust di James Bay in Electric Light, in cui sonorità rock sono affiancate ad elementi contemporanei. Crediamo possano essere esempi di una direzione interessante e un nuovo modo di concepire questo genere.
-Cosa c’è nel futuro degli Oregon Trees?
Ci prenderemo del tempo per goderci i frutti di questa uscita molto attesa, e a breve saranno in uscita videoclip ed altri extra relativi all’album e alla sua realizzazione. Presto, però, torneremo a lavorare in studio per iniziare un nuovo capitolo. Il sound e gli artisti di riferimento sono in costante evoluzione come lo siamo anche noi che, come abbiamo avuto modo
di vedere, siamo sempre pronti a percorrere nuove strade per poterci esprimere.
La Redazione