Aprile 28, 2025

“fatto così!”: il nuovo EP di Peppino, tra sperimentazione e introspezione

Da domani, venerdì 18 aprile, sarà disponibile in digitale FATTO COSÌ, il nuovo EP del cantautore calabrese PEPPINO, un artista “indie-pendente” formatosi al C.E.T. di Mogol che ha fatto della sperimentazione musicale il suo tratto distintivo: un mix sempre in evoluzione di pop, elettronica e rock che confluisce in un sound indie-pop unico.

FATTO COSÌ è un EP che esplora l’universo interiore dell’artista attraverso sonorità che mescolano influenze degli anni ’70 e ’80 con un tocco moderno che rimanda a diverse sfumature del pop. Ogni brano rappresenta una storia intima, affrontando temi come la crescita, la nostalgia e le occasioni mancate. Il progetto utilizza un linguaggio musicale semplice e profondo, in cui la musica diventa sia una valvola di sfogo che uno strumento per riflettere. I testi hanno un linguaggio che lascia spazio all’interpretazione, ma il tema centrale resta comunque quello della sincerità.

“FATTO COSÌ” sintetizza semplicità e autenticità: come hai scelto questo titolo e quale messaggio speri arrivi all’ascoltatore?

I titoli delle canzoni, molto spesso, sembrano scegliersi da soli, come nel caso del brano “Fatto così”. In genere, sono piuttosto tradizionalista in queste scelte: quasi sempre il ritornello coincide con il titolo della canzone. Il messaggio del brano mi sembra abbastanza chiaro: la condizione dell’uomo è spesso costretta a dipendere da molte cose. L’intera canzone si sviluppa seguendo una sorta di ragionamento per assurdo, nato da momenti di disperazione in cui, io come molti altri, non vorrei dipendere da nulla e da nessuno. L’uomo nasce già imprigionato da alcuni bisogni fondamentali, e questo, a volte, mi angoscia profondamente. Questo è il messaggio principale del brano. Naturalmente ce ne sono anche altri, più nascosti, ma starà a voi scoprirli. Buon ascolto! 😄

Il tuo EP mescola atmosfere ’70/’80 con sonorità pop‑elettroniche contemporanee: come hai lavorato in fase di scrittura e produzione per far convivere queste influenze apparentemente lontane?

La fase della scrittura è, quasi sempre, la più semplice. Diversa, invece, è la questione dell’arrangiamento. A volte, il desiderio di inserire troppe idee o troppe sonorità contemporaneamente in un unico brano può rivelarsi un’arma a doppio taglio. Per evitare di cadere in situazioni di stallo, è fondamentale seguire la natura del pezzo e rispettare l’estetica di ogni singolo suono. In sintesi, non è tanto importante quali generi si mischiano, quanto la coerenza tra i suoni scelti e il contesto musicale a cui appartengono. Una volta chiarito questo, per tutti gli altri dettagli mi affido molto al gusto personale, lasciandomi guidare più dall’istinto che da troppi ragionamenti.

Hai studiato al CET di Mogol e filosofia all’università: in che modo la tua formazione musicale e filosofica si riflette nei testi di “Musica in testa”, “Io e cali”, “Fatto così” e “Le parole fra le mani”?

Ogni canzone che scrivo nasce quasi sempre da un ragionamento filosofico, o da un pensiero portato all’estremo. Tuttavia, non è mia intenzione utilizzare il linguaggio specifico della filosofia per spiegarli. Ci è voluto del tempo per trovare una formula che non sfociasse in un progetto destinato a un pubblico eccessivamente di nicchia. Il pop, a mio avviso, punta prima di tutto ai sentimenti, e credo che – con le parole giuste, semplici ma ben posizionate – si possano esprimere anche i concetti più complessi. Al momento, questa è la linea che sto seguendo.

Dopo i live in Calabria e la tua partecipazione al “Festival di Primavera. Io Canto”, quali iniziative o progetti futuri stai preparando per portare “FATTO COSÌ” a un pubblico più ampio e continuare a evolvere come artista?

In questo periodo sto tentando di partecipare a diversi festival di musica indie e concorsi dedicati alla musica d’autore, come Musicultura o magari anche il Premio Tenco. Credo che l’evoluzione di un percorso artistico non dipenda solo dai numeri, ma soprattutto dalla qualità del pubblico. A volte, cercare di raggiungere un pubblico più ampio significa scendere a compromessi… e non so se, in questa fase della mia vita, sarei disposto ad accettarli. Per ora preferisco restare in una dimensione più di nicchia. Poi, si sa, le cose non vanno mai come te le aspetti…

Ultima curiosità per i nostri cari lettori: serie ti con cui sei in fissa nelle ultime settimane?

Ho appena finito di guardare Dostoevsky dei Fratelli D’Innocenzo. Sei puntate intense, caratterizzate da una fotografia straordinaria e con pochi dialoghi. Ultimamente, è proprio questo tipo di cinema che preferisco: minimalista, ma molto profondo. Ho anche iniziato a guardare Black Mirror… come si fa a non amarla?

GIUSEPPE VENTURINO, in arte PEPPINO, nasce a Roccabernarda (KR) tra i paesaggi della Calabria e fin da giovane sviluppa un interesse per la musica, in particolare per il sassofono classico. A 16 anni vince una borsa di studio al C.E.T. di Mogol grazie al brano Claustrofobico. Dopo il diploma decide di intraprendere un percorso di studi in filosofia, un campo che ancora oggi influenza il suo modo di fare musica. Trascorre 12 anni a Roma tra conservatorio e università. Nel 2013 ottiene il terzo posto al Premio Mia Martini con il brano A Gonfie Vele. Nell’ultimo anno ha calcato i palchi di numerosi locali in tutta la Calabria e lo scorso aprile ha preso parte come ospite al concorso canoro “Festival di Primavera. Io Canto”.

La Redazione

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