Pianista, compositore e direttore d’orchestra, Ezio Bosso ci lascia all’età di 48 anni.
Una vita dedicata alla musica, nonostante la malattia lo abbia costretto a fermarsi nel momento in cui alcune delle sue dita hanno smesso di rispondere agli stimoli.
Non ti so dire se sono felice, ti so dire che tengo stretti i momenti di felicità, che li vivo fino in fondo, fino alle lacrime, così come accettare i momenti del buio.
Due David di Donatello per le musiche di Io non ho paura (2004) e Il ragazzo invisibile (2015); testimone e ambasciatore internazionale dell’Associazione Mozart14, una carriera internazionale scandita da esperienze in tutto il mondo.
Ma questo è riduttivo, perché Ezio Bosso non era solo un artista di fama internazionale, era una persona. Una persona che parlava alle persone, faccia a faccia e senza filtri, senza bisogno di schemi o di apparire come personaggio e senza definire sua la sua musica.
Per me la musica non è di nessuno […] Chi scrive la musica, la scrive per lasciarla a qualcun altro, diceva, è un atto d’amore.
Lo stesso atto d’amore che faceva ogni volta che saliva su un palco, rigorosamente senza spartito, ogni volta che dirigeva un’orchestra sorridendo agli strumentisti e rendendoli non solo musicisti, ma anime nude e vere su un palco.
La musica ci insegna la cosa più importante: ad ascoltare e ad ascoltarci. Un grande musicista non è chi suona più forte ma chi ascolta più l’altro e da lì i problemi divengono opportunità.
Cristiana D’auria