Il 25 settembre 2020 è uscito “Destri“, il nuovo singolo di Gazzelle che sembra rappresentare quasi un “tuffo nel passato“, un ritorno al “vecchio Gazzelle” di NMRPIM, dopo una breve parentesi rosa della vita dell’artista che aveva permeato i suoi ultimi brani di un insolito e squisito romanticismo. Ancora una volta ci troviamo di fronte a un testo strutturato come un dialogo in prima persona con la donna a cui è riferito, quella che gli “ricordava il mare“, le luci di natale e tutte le immagini della dolce quotidianità condivisa per troppo poco tempo; quella con la quale sembrava di poter vincere la morte e che, come le altre, invece, è andata via troppo in fretta, lasciando dietro di sé una semplice nuvola di ricordi ancora troppo vividi e dolorosi. La fugacità dei rapporti umani è espressa attraverso la similitudine tra i due protagonisti della storia, ormai finita, e due fiori cresciuti male all’ombra di un ospedale: destinati ad appassire subito perché cresciuti nel luogo più sbagliato, come l’amore che nasce nell’epoca moderna, un’epoca in cui non c’è più spazio per le emozioni reali che finiscono per essere irrimediabilmente soffocate dall’individualismo dominante. Il dolore di chi sa che non c’è più niente da fare è tangibile soprattutto nella presa di coscienza verificata nel ritornello:” Non è colpa mia se tutta quella luce non ti illumina più dentro casa mia, e non è colpa tua se tutti destri destri al muro non ci fanno ritornare a quei momenti lì“. La rotturaviene vissuta come una sconfitta che ha coinvolto entrambi i giocatori della partita: non ci sono vincitori né nemici, non c’è odio che possa macchiare l’immagine dell’altro, solo una rassegnazione che lascia il cuore spento e la bocca amara, solo il rimorso di chi avrebbe voluto almeno “un’ultima sigaretta“: un autoinganno, un temporeggiamento, una scusa… Come se il tempo concesso per quella sigaretta fosse stato in grado di dare all’io narrante la possibilità di metabolizzare prima la perdita di colei che prima rappresentava una stabilità troppo grande per essere perduta senza affacciarsi sul vuoto dell’instabilità; o meglio, come se il tempo concesso per quella sigaretta fosse stato in grado di far cambiare idea a lei e di non farla andare via, anche scegliendo di vivere in una bugia.
Annalisa di Lorenzo