Aprile 26, 2021

Guglielmo Fineschi ci parla del processo creativo del suo ultimo brano “A piedi scalzi”

Esce oggi 17 aprile il nuovo singolo del cantautore Guglielmo Fineschi. “A piedi scalzi” è disponibile in streaming e digitale ai seguenti link:

L’abbiamo intervistato per voi!

Ciao Guglielmo, abbiamo ascoltato con attenzione il tuo brano “A piedi scalzi”, hanno contribuito in qualche maniera la pandemia e le relative restrizioni alla sua stesura? 

Il testo lo scrissi circa 6 anni fa, ho  solo aspettato che raggiungesse la forma estetica che avevo in mente.

Racconti di “overthinking”, hai un metodo in particolare che utilizzi per uscire da questa situazione di stallo mentale? 

Non decido io quando uscirne, aspetto che sgorghino via come l’acqua da un lavandino intasato.  Trovo la scrittura catartica, la consiglio. Scrivi tutto ciò che ti passa per la testa, più veloce che puoi, devi andare alla loro velocità per superarli. Poi rileggi quello che hai scritto e prova a trovare parole più belle. Ti accorgerai che è passato il tempo e con lui anche l’angoscia, se non del tutto, una buona parte.

Credi che i passi fatti a piedi scalzi possano servire ad un processo di crescita interiore? Raccontaci in quale fase della tua vita pensi di trovarti.

Ne sono convinto, credo che senza sofferenza sia impossibile crescere davvero.  Preferisco farmi scoprire attraverso le canzoni, dire tutto toglierebbe la magia dell’incertezza e anche il senso di scrivere…

E la carriera artistica? Da quando hai iniziato? Narraci dei tuoi esordi! 

Ho iniziato a prendere in mano la chitarra a 17 anni da solista e con l’aiuto delle basi suonavo alle cene e a qualche aperitivo nei bar, poi ho formato varie band con le quali ci esibivamo nelle piccole feste, nelle sagre e nei pub, fino ad iniziare il percorso da solista, ma sempre accompagnato da band. 

Quali progetti hai in cantiere adesso?

Ho finito di incidere un brano da poco, non vedo l’ora di pubblicarlo, ma non so ancora quando. Ho in programma una collaborazione con un artista diverso dal mio genere, che stimo molto e che merita i risultati che sta riscuotendo. 

Le tue produzioni sono fatte prevalentemente di strumenti “veri”/“suonati”, quanto ti manca la sala prove? Hai modo di riunirti ugualmente con altri musicisti per condividere il suono di una chitarra distorta? 

Si ci troviamo già per provare, distanziati e con le dovute protezioni, perché si spera di tornare a suonare il più presto possibile.

Sogniamo ad occhi aperti: finalmente si può tornare ai concerti, partiamo dal tuo… Cosa dovremmo aspettarci? 

Tanto casino, mi farebbe tristezza l’idea di dover cantare davanti a un pubblico distanziato e a sedere. Sono nostalgico di quei locali da 100 persone, tutte ammontinate una sopra l’altra, che ballano e saltano sotto il palco…

Lascia un saluto ai lettori di Parole Indie! 

Torneremo a spaccarci di concerti, ciao lettori di Parole Indie! 

La Redazione

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