Febbraio 17, 2021

Il ritorno sulla scena di Franco 126 con “Nessun Perché”

Il relativismo cosmico impresso nell’età moderna è applicato alla relazione amorosa nel nuovo brano di Franco 126, “Nessun perché“, che procede attraverso la formulazione di interrogativi ed ipotesi fino a riportare alla luce il dubbio metodico cartesiano “e se la vita fosse un sogno?”.


Abbiamo un incipit cosmico a partire dal quale, a poco a poco, si restringe il punto di vista dell’io narrante: si parte con domande quasi esistenziali per arrivare a parlare di una realtà concreta, del rapporto con l’amata, che acquista un significato più profondo.


Ma cosa potrebbe succedere se tutto finisse all’improvviso? Se lei sparisse nel nulla? Inevitabilmente il soggetto finirebbe col perdere se stesso, si troverebbe probabilmente, proprio come il Cartesio precedente al “Cogito ergo sum“, a chiedersi se davvero esiste, poiché la sua esistenza sarebbe svuotata da ogni valore.


È come se per una sorta di parallelismo si cercasse di stabilire una sorta di nuovo assunto:”amo ergo sum“. E se non ci fosse quell’amore? Si potrebbe ancora “essere“?


Queste incertezze portano l’artista a desiderare di poter rallentare il tempo, per poter rimanere impigliato nelle lenzuola dell’amata, per poter esorcizzare la paura del futuro.


La sua assenza toglierebbe significato al resto, e a quel punto si perderebbe il contatto con la realtà. Cosa rimarrebbe allora? Solo un ricordo, o forse nemmeno quello. Nella vita la strada più dritta va a zig-zag e non c’è niente che possa garantirci che le cose andranno come abbiamo progettato. Proprio da questa riflessione si arriva alla costruzione di un testo in cui le certezze sono escluse a prescindere. Ma l’orizzonte taglia il mondo in due metà, e si può anche scegliere di continuare a vivere con un piede in un sogno e l’altro nella realtà, sperando di poter ingannare il tempo che tutto rapisce.

Articolo a cura di Annalisa Di Lorenzo

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