Febbraio 16, 2021

IDA NASTRI CI RACCONTA IL SUO NUOVO SINGOLO “EROI”

Esce venerdì 12 febbraio “Eroi”, il nuovo singolo di Ida Nastri che segue l’uscita di  “Comfort Zone” (Romolo Dischi/Pirames International) avvenuta lo scorso novembre.

Si conferma la collaborazione con Giuseppe Salvaggio cui è affidata la produzione del brano.

Eroi, nata un anno fa, si è evoluta a partire da una melodia ben chiara sin da subito, snodando il testo in un secondo momento, ricavato da un gomitolo di pensieri che faceva capo ad una tematica non di poco conto, ovvero il tempo che passa, le scelte giuste e sbagliate, i momenti importanti della vita e quanto questo valore, che a volte è un prezzo da pagare, cambi di continuo. Alcuna risposta, ma tante domande, riportate accuratamente all’interno del brano, proprio perché il ruolo della musica, per Ida Nastri, diviene propedeutico circa le riflessioni e gli interrogativi. La melodia e il testo strizzano l’occhio a un cantautorato classico, mentre il sound della produzione curata da Giuseppe Salvaggio, tendendo all’elettronica, dà notevole freschezza al brano. Eroi insieme a “Comfort Zone” vanno definendo una cifra stilistica riconoscibile, ma mai monotona e che riserberà nuove sorprese anche in futuro.

Che titolo, “Eroi”! Come mai lo hai chiamato così?

Prima questo brano si chiamava “Valore”, perchè in realtà parla di come cambia la percezione del valore delle piccole e delle grandi cose. Di come tutti rischiamo tanto nella vita e di come questa cosa sia inevitabile. In fondo siamo tutti degli eroi perchè il fatto stesso di vevere ci mette alla prova, ognuno con le sue sfide. “Eroi” è sicuramente un titolo che attira di più.

Stai creando un fil rouge con gli altri tuoi brani?

Inevitabilmente il fil rouge si viene a creare, ma in modo molto naturale. Sono brani scritti in uno stesso periodo della mia vita: tirano fuori delle mie riflessioni, la realtà che vivo e che percepisco, ma anche gli ascolti esterni che sto facendo e che inevitabilmente influiscono sulla mia musica. Inoltre sono frutto di un connubio con le produzioni di Giuseppe Salvaggio. Quindi tra loro hanno molti punti in comune. Secondo me un’artista che è in continua ricerca ed evoluzione vive varie fasi che durano circa una decina d’anni. Se dopo dieci anni scrivi le cose in uno stile troppo simile alla fase precedente vuol dire che non hai più molto da dire, ma stai riciclando idee passate. Oppure che hai bisogno di nuove esperienze e punti di vista.

Come definiresti il tuo stile? 

E’ una domana difficile perchè il conetto di stile, in generale nella musica, si sta un po’ perdendo. Per furtuna direi. E’ cantautorato molto prodotto e mescolato a un sound internazionale di derivazione prettamente afroamerica e, per la scelta dei suoni, a un po’ di ettronica soft. Forse sta cosa non vuol dire niente. E’ meglio dire in stile Ida Nastri: da sentire per capirlo. 🙂

C’è qualcosa di cui ti penti, musicalmente parlando?

Pentirmi no perchè in generale cerco di pentirmi poco e di pensare di più a come non sbagliare di nuovo. L’unico rammarico è che dieci/quinidici anni fa, cioè quando ho iniziato io, tutti i mezzi che si hanno ora non c’erano. Era impensabile poter produrre a casa propria con questi risultati sonori. Al massimo facevi la demo in saletta. Inoltre anche i mezzi di comunicazione per spingere la nostra musica erano, in confronto ad oggi, ridicoli. Quindi diciamo che invidio i più “giovani” perchè hanno mezzi che io neanche potevo sognare di avere. 

Progetti futuri ?

Fare musica senza fermarsi. Perchè si può fare sempre meglio.

Intervista a cura di Greta Anello.

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