Il sogno di una notte che diventa l’incubo più bello dell’io narrante, quasi un ossimoro, l’unica figura retorica in grado di racchiudere l’essenza della storia d’amore raccontata nel nuovo singolo di Juno, “Quanno tiene genio“.
Lui, un uomo che sente il bisogno di appartenenza; Lei, una donna forte ed indipendente, che ha paura di svelare il suo vero io, di lasciar trapelare la sua vulnerabilità, e che quindi indossa la maschera di “femme fatale” lasciando sul comodino del protagonista una bugia e una sigaretta, simboli indelebili di un’assenza che prima era presenza tangibile.
Oggetti in grado di colmare il vuoto, ma solo relativamente: di creare una trama fatta di ricordi che si trasforma in uno spazio labirintico dal quale è impossibile uscire. Lei era sua, ma poi è andata via. Perché lo ha fatto?
Ha mentito prima, quando si è lasciata trasportare dalla passione, o sta mentendo adesso che va via? O forse è in grado di scomporre la realtà in diversi momenti e di provare sensazioni dettate solo dal presente della presenza?
Domande a cui non si può rispondere, dubbi irrisolti che conducono il soggetto narrante a rimanere fermo nel passato aggrappandosi agli oggetti che ancora possono stabilire una connessione con quella donna, ancora in grado di creare quell’appartenersi tipico di ogni reazione. Ormai, anche lui è solo un oggetto, un burattino in balia del desiderio altrui, una maschera pronta a dirle “Quanno tiene genio famme sapé” come per dirle “io ti aspettavo, ti aspetto e ti aspetterò perché l’amore non conosce declinazioni temporali“.
Articolo a cura di Annalisa Di Lorenzo