Tiziano Ferro anticipa il suo nuovo album “Accetto miracoli : l’esperienza degli altri” con una reinterpretazione di “Rimmel“, grande successo di De Gregori cantato per la prima volta nel 1975 e destinato a fare la storia della grande musica italiana.
Un testo eterno al centro del quale è posto l’amore, e più in particolare la fine di un amore che, per quanto possa far male, non lascia spazio che alla rassegnazione.Navigare tra le pagine chiare e quelle scure della memoria per scoprire che qualcosa rimane intricato nelle pieghe più nascoste e quasi dimenticate, per quanto ci si sforzi di eliminare un dato nome dalla propria quotidianità. Soffrire per il futuro sognato insieme andato in mille pezzi quando ormai non si è più giovani e si sente il bisogno di un’ancora che renda stabile la propria nave, accettarsi perdente perché non esiste mai il “vincente” quando si scrive la parola “fine” su un capitolo della propria vita.Immagini metaforiche e allusive percorrono un testo di una chiarezza unica, lasciandosi dietro un velo di malinconia che non può essere squarciato. Alla fine di tutto non rimane che una foto, in grado di eternizzare un momento passato e proiettarlo nel presente: quella foto scattata in un momento di felice armonia coniugale che non potrà più ritornare ma che continua ad esistere solo su un pezzo di carta in grado di racchiudere in sé la potenza di un emozione diventata grigia e satura.Non resta che congedarsi, spedire le proprie labbra ad un indirizzo nuovo e sovrapporre la faccia dell’amato a quella di chissà chi altro: questa forse la consapevolezza più dura da accettare.La parola “fine” non presuppone la fine del libro, ma solo quella di un marginale capitolo, la vita continua e insieme ad essa si deve essere pronti ad accantonare la memoria perlasciar spazio a ciò che il destino da un serbo per noi.