Febbraio 9, 2021

CORTESE IL SECONDO SINGOLO DEL CANTAUTORE SALENTINO “FEBBRE”

Battisti e Mogol raccontavano d’amore e non amore, Febbre racconta quella situazione d’amore e forse amore in cui a volte ci si ritrova, l’amore nel dubbio, l’amore non corrisposto ugualmente. Febbre è una dichiarazione d’amore sincera e romantica rivolta ad una persona sempre sfuggente, e chi lo sa perché? Racconta il momento esatto in cui prendi coscienza di essere inevitabilmente innamorato e, nell’imbarazzo, che poi fugga oppure resti, ti rendi conto di volerla al tuo fianco, di volerla sempre, anche con la febbre. Un brano asciutto, un canto conciso e minimale come le sonorità sospese tra pad synth-pop, batteria elettronica, chitarre e piano.

L’abbiamo intervistato per voi.

Partiamo dal Salento, la tua terra d’origine, dove sei tornato ad abitare dopo tanti anni in giro per il mondo. Perché questa scelta e cosa ti ha dato negli anni vivere in un paesino di provincia del sud italia?

Il Salento è sempre stato per me quella casa da cui partire e dove, presto o
tardi, tornare. Intanto è una terra magica dove il tempo a volte sembra essersi fermato o quanto meno dilatato e questo ad un artista offre continue occasioni di ispirazione, e poi i paesaggi, i colori, il cibo buono, il vecchietto vicino casa che non può vedermi neanche di sfuggita a passeggio col mio cane che deve subito regalarmi i prodotti della sua campagna appena raccolti, per lui è una gioia troppo grande e anche per me lo è, e quando a Natale ho deciso di comprargli una buona bottiglia di vino l’ha accettata rimproverandomi seriamente per aver speso quei soldi. Poi per il resto, per quanto riguarda il lavoro, col web ormai da tempo le distanze si sono accorciate, a volte annullate e quando necessario, almeno in periodi normali, ho sempre preso un aereo o la macchina e son partito.

Quindi possiamo dire che ti ha ispirato anche molte canzoni?

Alcune sì. In quello che sarà il mio album ad esempio ci sarà una traccia che
s’intitola Il ballo in maschera in cui parlo di “un’estate poetica col caldo che mi sbriciola, mentre un pazzo grida per strada e il mio cane conquista la città con le sue pisciate sui muri”, tutte scene di certa mia quotidianità salentina in cui ambiento le mie riflessioni ed emozioni che a volte diventano anche canzoni.

Facendo un salto nel tempo alla tua esperienza legata ai talent e ai musical all’estero, cosa ti porti dietro di quegli anni e qual è l insegnamento più importante che hai appreso nel tuo percorso?

Della vittoria di X-Factor nel 2008 (avevo poco più di 20 anni) e di ciò che è
successo per i due anni successivi agli Aram Quartet mi porto dietro il ricordo di un bellissimo “gioco” fatto di esposizione televisiva e mediatica in generale, il ricordo di tanta spensieratezza e inconsapevolezza per certi aspetti, i primi dischi, le prime notti in studio di registrazione, poi il ricordo di delusioni e ripartenze perché è così che va nella maggior parte dei casi (non guardiamo ad artisti come Mengoni o Maneskin e pochi altri perché si conterebbero sulle dita di una mano rispetto al numero di edizioni del talent e al numero di artisti che vi sono passati senza avere poi una collocazione stabile nell’industria musicale italiana). Della mia partecipazione come vocal coach alla prima edizione cilena di The Voice nel 2015 mi porto dietro il bel ricordo di un’esperienza che mi ha fatto sentire a mio agio: ho seguito alcuni concorrenti del programma nelle preparazione delle loro performances, nelle scelte di repertorio, per alcuni finalisti ho scritto anche dei brani inediti. È stata un’esperienza che mi ha
consentito di consolidare un rapporto allora neonato col pubblico oltreoceano perché quell’ulteriore visibilità televisiva ovviamente mi ha permesso subito dopo di andare in giro con le mie canzoni percorrendo in lungo e largo terre bellissime dell’America Latina vivendo delle fantastiche esperienze rock’n’roll sognate da sempre.
Da quanto fatto fin ad oggi ho appreso che in un percorso artistico non si
finisce mai di imparare, rinnovarsi, reinventarsi per non assuefarsi a sempre la stessa versione di sé stessi.

Parliamo ora di “Febbre” che è il tuo secondo singolo e possiamo anche
definirlo come un sequel del singolo precedente (infatti i video raccontano una storia che ha un legame). Che storia racconti?

Febbre è una canzone d’amore semplice e sincera. L’ho scritta a Marzo 2020, in piena quarantena, ho pensato che per assurdo la dichiarazione d’amore più romantica e più grande in quel momento potesse essere dire ad una persona di volerla sempre accanto, anche con la febbre. Il videoclip racconta la storia di Marco e Daniela: i due personaggi nel video di Street food, il mio primo singolo, discutevano animatamente in una Renault4 e si lasciavano davanti a un paninaro. Nel video di Febbre si scoprono i retroscena e l’epilogo di quella vicenda.

Possiamo dire quindi che tra il 2020 e il 2021 si è sviluppato un Cortese 2.0? Se sì, cosa dobbiamo aspettarci adesso da te?

Sì, è così. Sono sempre io ma ho guardato le cose da una prospettiva diversa, raccontandole con un linguaggio diverso rispetto ai miei trascorsi da vari punti di vista (testuale, vocale, nel sound). Per cui ora ho voglia di considerare questo nuovo progetto come un esordio, ad Aprile pubblicherò un terzo singolo, poi ancora una canzone in estate e dopo l’estate l’album. In tutto questo spero di tornare presto a suonare queste nuove canzoni dal vivo.

Intervista a cura di Greta Anello.

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