Gennaio 15, 2021

“HOMBRE” É IL LORO ULTIMO BRANO – FREQUENZA

Il tempo passa lentamente per i Frequenza, vecchia-giovane band del panorama spezzino che, da qualche anno a questa parte, fanno uscire brani a “sentimento“, lontani dalle logiche giovanili di mercato ma ancora più attenti a quello che vogliono dire. E fu così che, dopo una partecipazione gogliardica (ma nemmeno troppo) nel brano spezzino 0187 e la ricomparsa con la dolce e amara “Fermo immagine” eccoli di nuovo a distribuire, tramite Indieca Records, “Hombre“. Brano scritto da Michele Mascis e Nicolò Zarcone che, ancora una volta, si sofferma sul passare del tempo che cambia persone e situazioni.

Ciao ragazzi, come state? Benvenuti nel blog di Parole Indie. Lo scorso 18 dicembre è uscita la vostra ultima canzone “Hombre”, una vera e propria poesia scritta per sé stessi. Vi andrebbe di parlarcene?

Hombre è una sorta di romanzo di formazione, in cui però il protagonista non è un eroe ma un semplice ragazzo che si trova a diventare “uomo” senza quasi accorgersene. È quindi una canzone in cui la persona “tira le somme” del proprio essere diventato adulto.

La vostra band nasce nel lontano 2011, di stampo elettrorock alternativo con testi in italiano. Pop-commerciale, indie, itpop, sono tutti termini che ci orbitano attorno, siamo portati ad utilizzarli per indicare la musica del momento, senza capirne realmente il significato. Cosa ne pensate dell’attuale mercato musicale? È possibile etichettare una canzone, un genere o il tutto dipende dal contesto e dagli anni di riferimento?

Le etichette sono sempre esistite e sempre esisteranno. Non c’è nulla di male a volere catalogare qualcosa. Chiaramente, poi, nella catalogazione ci sono sempre da considerare le sfumature. Non esiste mai un bianco/nero categorico. Per quanto riguarda noi, HOMBRE è un giano bifronte: più
alternativa ed elettro rock nella strofa, più pop e melodica nel ritornello
.

Cosa vuol dire essere una band nel 2020/2021?

Per noi rimane, alla fine, un’attività “secondaria”. Per noi è puro divertimento, anche se fatto con professionalità e dedizione. Per noi essere band significa quindi soprattutto passione e amicizia. Nel 2020/21 essere band forse ha perso un po’ significato, nel senso che una band, nel vero senso della parola, che necessita quindi di vari musicisti per esistere, non è più necessaria come un tempo. Mi spiego meglio: prima per fare una musica composita, “orchestrale”, c’era davvero bisogno di almeno 3-4 persone che suonassero “fisicamente” gli strumenti. Adesso, la tecnologia della produzione musicale è molto più accessibile a tutti, e quindi una persona da sola può tranquillamente “autonomamente” prodursi un’album con il solo ausilio del computer (e parlo di musica professionale eh, non di roba amatoriale). Invece, prima, per buttare giù una canzone
completa ed “orchestrale” dovevi avere bisogno di persone in carne ed ossa che suonassero.

Quanto sono importanti i ricordi e le esperienze di vita nella realizzazione di una canzone? È davvero tutto vero, ciò che si racconta? “Hombre” è la celebrazione di un’amicizia nella quale ci si può confidare e trovare conforto nell’altra persona, senza dover avere paura di sentirsi giudicati. È difficile svelare un po’ di sé, parlare di qualcosa di personale che poi sarà ascoltato da molta gente?

HOMBRE è abbastanza onesta, direi che è all’80% autobiografica. Poi, chiaramente, in ogni produzione artistica c’è sempre almeno un 20% di “invenzione poetica”, di immaginazione. L’arte non copia il mondo, ma lo analizza e lo riproduce in modo “filtrato”. Anche in Hombre vi è questo
processo di filtraggio: i ricordi autobiografici ci sono, ma sono in qualche modo filtrati e “poetizzati”.

Avete in programma altri brani da farci ascoltare? Magari potete svelare ai nostri lettori qualche spoiler…
Abbiamo in programma a breve un altro brano che si intitolerà “Eugenio”. Anche questa canzone parlerà di amicizia, ma sarà meno autobiografica. Sarà la storia di un certo Eugenio. questo Eugenio è reale o meno? Chi lo sa…

Grazie per averci raccontato un po’ di voi! Ci lasciamo alle spalle un anno molto pesante e drammatico per gli avvenimenti che tutti conosciamo, cosa vorreste augurare per il 2021?
Ci auguriamo 2 cose. La prima riguarda la musica: non vediamo l’ora che riprendano i concerti. La seconda cosa riguarda tutti noi: il 2020 è stato un anno brutto, ma è quasi certo che il mondo abbia vissuto molti e molti anni peggiori, perciò nel 2021 ci auguriamo che si possa guardare al futuro con
un pizzico in più di ottimismo.

Intervista a cura di Greta Anello

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