Marinelli nasce anagraficamente e musicalmente come Giovanni Marinelli. Una storia musicale nata tra le mura di casa, il piano e la chitarra sempre a disposizione. Il suo primo progetto musicale
ha all’attivo tre dischi che partono dal rock italiano e approdano ad una sperimentazione garage e “acida”.
Con il nuovo e più recente progetto solista, in collaborazione con l’etichetta Manita Dischi Marinelli pubblica i brani “Collezione” e “T-Shirt” rispettivamente a gennaio e a marzo di quest’anno.
Il nuovo inedito di Marinelli dal titolo “James Dean” (Manita Dischi) sarà disponibile su tutte le piattaforme di streaming dal 23 ottobre 2020.
L’abbiamo intervistato per voi.
1. Ciao Giovanni! Come stai? “JAMES DEAN” è il tuo nuovo brano e lo descrivi così è il pezzo estivo dell’inverno, la pace del mare d’inverno che scalda l’anima nonostante il freddo: è il silenzio che fa pensare. Il brano segue una melodia incalzante e allegra, andando nel profondo il testo rievoca delle sensazioni e sentimenti. Ce ne parleresti?
Ciao!! James Dean è un brano che amo particolarmente e che inizialmente non sarebbe dovuto uscire come singolo, ma far parte del disco che uscirà (spero ) quanto prima, vista la situazione attuale molto complicata per la musica in generale. Poi dopo averlo arrangiato e registrato, mi sono e ci siamo resi conto che invece avrebbe potuto essere proprio il brano adatto ad un singolo post estate. Un brano con un ritmo sostenuto che può anche farti muovere sulla sedia, con un ritornello orecchiabile e delle sonorità fresche. Poi dentro questo brano c’è molto di me. La malinconia che mi contraddistingue, il mare che adoro e al quale spesso ritorno per ritrovare un equilibrio, l’atmosfera natalizia che è uno dei periodi che più amo. E la citazione di un personaggio, James Dean appunto, che mi ha sempre affascinato, coperto dalla sua aura di mistero, ribellione ma sotto sotto fatto anche di molta fragilità umana.
2. Il tuo percorso artistico è di notevole rilievo: tre dischi di stampo rock successivamente l’approccio solista con i brani “Collezione” e “T-Shirt”. Da dove parte Marinelli e dove vuole arrivare (stilisticamente e artisticamente parlando)?
Artisticamente parto come tutti penso, dal voler emulare i miei miti musicale, gli artisti con cui sono cresciuto soprattutto nell’adolescenza, e questi per me erano i gruppi rock degli anni ‘70, dai Led Zeppelin in giù, oltre che ad aver vissuto direttamente il movimento grunge degli anni ‘90. Quindi la mia vena rock, fatta sopratutto di chitarre distorte, l’ho cavalcata per anni, per i primi lavori, soprattutto il secondo e terzo album. Poi ad un certo punto ho deciso di iniziare ad assecondare la mia parte più intima ed emotiva, cercando di metterci più cuore che testa in quello che scrivevo e cantavo, togliendomi anche molte sovrastrutture mentali per le quali “oddio ma questo pezzo è troppo pop, non posso usare la parola cuore, o amore…”, insomma, queste cose da rocker. Come se poi i rocker non avessero scritto alcune delle più belle ballate della storia della musica. Dove voglio arrivare, sinceramente non lo so. So solo che voglio continuare a scrivere, anche se ciò mi porterà in futuro a cambiare magari nuovamente stile musicale o lirico. Non mi spaventa più l’idea di assecondare un mio momento umano da trasportare nella musica che scrivo. La musica è lo specchio di chi la scrive, e se questa persona cambia, cambierà anche la sua musica.
3. Cosa ti ispira maggiormente nella stesura dei tuoi brani? C’è una persona, un luogo, un ricordo a te particolarmente caro?
Mi ispira molto la vita che mi circonda, le persone che ho intorno, che ho incontrato anche solo per un breve periodo o per un momento. Sono molto curioso, costruisco storie immaginarie su tanto di quello che mi circonda o su persone con cui incrocio lo sguardo per strada. Posso dire che in molti di questi brani nuovi, una grossa fonte di ispirazione è stata il mare.
4. Saluta i lettori di Parole Indie consigliando la tua canzone preferita del momento! Grazie!
Amici e amiche di parole indie, aprite spotify, e cercate artisti che non conoscete, almeno uno al giorno. Io ho scoperto da poco Kenny Tudrick facendo così e vi consiglio di ascoltare la sua “Make it through”, un brano molto interessante che mi fa star bene.
Intervista a cura di Greta Anello