Sangiovanni a soli 18 anni riesce a scalare le classifiche con il suo nuovo EP dal gusto fresco, malinconico ed estremamente romantico.
La sensibilità di un io forse troppo diverso rispetto ai suoi coetanei è descritta attraverso l’utilizzo di un linguaggio tutto nuovo, caratteristico della generazione z, come dimostrano già i titoli di alcuni dei singoli contenuti in esso (“Lady”, “Hype”, “Gucci bag”).
Il consumismo della società di massa è strumentalizzato per farsi portavoce di messaggi più profondi. Quello che racconta il giovane artista è l’amore adolescenziale, forse l’unico amore davvero bello nella vita dell’uomo perché estraneo ai problemi esterni, basato solo sul sentimento struggente che può farti toccare il cielo per poi distruggerti. C’è la descrizione di sofferenze che sembrano non poter essere esorcizzate, il dolore straziante che pochi hanno ancora il coraggio di provare, ma c’è anche la speranza di chi riesce a credere nell’amore nonostante tutto e a promettere alla donna che ama: “sarai per sempre la mia lady”. Nulla è grigio o monotono, abbiamo solo tinte forti che si susseguono nei vari brani, la voglia di restare per tutta la notte con una persona, quella di comprargli addirittura Malibù, la convinzione che crescendo insieme si riuscirà ad essere più forti. Forse quello che colpisce l’ascoltatore è l’ingenuità con cui un ragazzo di 18 anni guarda il mondo, l’innocenza che trapela da ogni suo testo, quell’anima ancora non corrotta dalla superficialità moderna e che ancora ricerca la profondità dell’abisso.
Ma la grandezza di Sangiovanni è anche quella di aver coniugato novità e tradizioni in brani come “Maledetta primavera“, rivisitazione dell’omonimo singolo di cui è ripreso solo il ritornello, e si lascia poi spazio a considerazioni personali dell’artista. Insomma, che dire? Ci sono sicuramente tutte le carte in regola per considerare questo giovane uno dei fenomeni della musica italiana a cui auguro di restare sempre così: un ragazzo semplice alla costante ricerca del “non inferno”, leggero ma mai superficiale.
Annalisa Di Lorenzo